IV Domenica di Avvento

Pubblicato giorno 19 dicembre 2015 - In home page

 

Maria fa visita ad Elisabetta.

Che miracolo può essere un incontro! Che forza può scatenare un saluto! Le due donne sono incinte. Maria ha nel suo grembo il Verbo di Dio. Il suo saluto, sgorgando dal cuore che Lo ha concepito, ne é già riverbero salvifico. Il Verbo fatto-carne cresce in lei e saluta attraverso lei, scatenando l’azione dello Spirito. E infatti l’altro bambino, nel grembo  di sua madre Elisabetta, sussulta percependo nella voce di Maria la Parola di cui lui stesso dovrà farsi Voce nel deserto, la Parola di Colui che é “più forte e a cui non é degno di sciogliere i legacci dei sandali“. E infatti per questo sussulto Luca usa lo stesso verbo che l’Antico Testamento utilizza per il sussulto di Esaù a contatto con Giacobbe nel grembo di Rebecca (Gn 25,22-25). Anche Giovanni Battista, in quanto amico dello sposo, come Esaù nei riguardi di Giacobbe, dovrà diminuire per lasciare spazio all’arrivo del Messia Sposo. E il sussulto del bambino precursore si fa voce della madre Elisabetta che benedice Maria, iniziando la catena di benedizioni, «d’ora in poi», fino ad oggi: «tutte le generazioni mi chiameranno beata!» (Lc 1,48). Ma Elisabetta benedice Maria con un «forte grido», quello di Israele alla vista dell’Arca dell’alleanza su cui si posa la Gloria di Dio. Maria é questa arca (foederis arca) ed Elisabetta perciò grida, ricolma di Spirito Santo. E grida la benedizione di tutto Israele con le parole che Ozìa rivolse a Giuditta dopo che lei aveva troncato la testa al nemico Olofèrne: «Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra, e benedetto il Signore Dio che ha creato il cielo e la terra» (Gdt 13,18). Giuditta é infatti figura di Maria, il cui frutto del grembo, Gesù, schiaccerà la testa del nemico di tutti, satana. Tutto l’incontro é avvolto nella gioia perché tutto é partito dalla gioia, come racconta Elisabetta: «Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo» (Lc 1,44). La gioia é il primo dono dello Spirito Santo in chi incontra il Signore.
Questa gioia dello Spirito avvolge tutta la scena dell’incontro di Maria ed Elisabetta nel video The Greeting (Il saluto) presentato da Bill Viola alla Biennale di Venezia nel 1995. Le due donne che si incontrano, infatti, sembrano levitare nella gioia mentre sono avvolte da un forte vento che ne scompiglia i vestiti, come fosse il vento gagliardo della Pentecoste. I colori degli abiti sono quelli della famosa Visitazione di Iacopo Carucci, detto il Pontormo (1528-1529) e stagliano la scena principale dal fondo scuro di una strada qualunque. La messa in scena é volutamente esagerata rispetto all’ordinarietà di un incontro tra due donne per strada, vestite dimessamente, ma felici di incontrarsi. Perché é nella vita ordinaria che si fanno incontri straordinari. Ma per comprenderlo bisogna uscire dagli schemi consumistici in cui viviamo e della fretta di cui nutriamo i nostri incontri (Maria ha fretta solo di arrivare da Elisabetta, non certo nello stare con lei). La genialità di Bill Viola nel video The Greeting consiste nel dilatare i 45 secondi sufficienti a registrare l’incontro in 10 minuti di durata. Raccontare in 10 minuti quello che potrebbe accadere in 45 secondi é una sfida che un artista contemporaneo lancia alla società ipocritamente perfezionista in cui viviamo, dove gli aerei e i treni devono (giustamente) arrivare puntuali, ma gli esseri umani possono consumare i loro incontri e i loro affari senza neanche guardarsi. Ecco – ci dice Viola – ogni incontro può essere un kairòs, un tempo di Grazia, come fu l’incontro tra Maria ed Elisabetta. Quando in un incontro due persone incontrano l’Amore, allora ognuna sarà un miracolo per l’altra.